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The Away From Home Vegan


Il cibo, il piatto, lo storytelling della cucina. L'abitudine ormai rituale di fotografare quello che cuciniamo per condividere "il momento" e di pubblicare quello che mangiamo per lasciare una traccia, un messaggio, un'ispirazione; per riconoscerci. I nostri autoritratti nel piatto, la politica a tavola si diceva quando i ristoranti erano ancora aperti.

Immersi nell'abitudine trita del foodporn, una parte di noi è sedotta dai set più articolati, come quando da bambini anche davanti all'evidenza dell'imbroglio, si viene conquistati dalla vetrina natalizia più artefatta.

Un'altra parte di noi è alla disperata ricerca di sporadiche manciate di autenticità, senza rassegnarsi a foto sbagliate su tovaglie brutte di piatti oggettivamente inutili.


Cerchiamo quel mix di veridicità e sapore che ci dia un respiro più ampio della semplice tavola. Cerchiamo una storia dietro, un contesto, quelle mani che sbucano dalle inquadrature a testimoniare la presenza umana.

Cerchiamo storie e troviamo palinsesti.

Poi, ci sono storie vere, narrate quasi per gioco, scovate tra una pagina e l'altra.

Allora è bello fermarsi, osservare e ascoltare.


Lo styling dei piatti-non piatti di Simone Parri è così semplice da non perdere di vista mai neanche per un attimo la vera essenza del progetto: raccontare.

Non vendere, né parlare davvero di cibo ma raccontare, una storia, la sua, di uomo in viaggio su una bicicletta a macinare chilometri verso nord e raccogliere erbe selvatiche e frutti spontanei per prepararsi un pasto caldo ogni giorno.



The Away From Home Vegan nasce come progetto di storytelling ben prima che i social network lo rendessero il nuovo (l'unico) modo di comunicare, prima che esplodesse il fenomeno vegan e prima che le foto del cibo superassero quelle dei monumenti storici negli album della maggior parte delle persone.






Di viaggiatori erranti è pieno il mondo e molti probabilmente scattano fotografie più scenografiche di Simone che, con alle spalle una carriera da fotografo e creative art director, maneggia con grande eleganza e delicatezza il mezzo che ha scelto per raccontarsi. Scatti essenziali, che non cadono nell'ovvietà dei neo minimalismi, onesti e garbati.

Il progetto The away from home vegan nasce dal desiderio di raccontare i suoi viaggi in bicicletta fissando in immagini i panorami, 9 luoghi e le piccole ricette preparate lungo il cammino.

Ciclista e vegano, ci immagineremmo una lunga trafila di nozionismi legati alle proprietà dei cibi, all'apporto di nutrienti necessari, ma come dice lui candidamente "non è quello l'aspetto al quale sono interessato, in effetti durante le mie traversate finisco per perdere peso in modo notevole".

Non è quello che interessa lui e nemmeno noi, che vogliamo solo farci cullare un padellino di pasta e ceci alla volta in un viaggio che sa di buono.


The away from home vegan nasce come progetto di storytelling ben prima che i social network lo rendessero il nuovo (l'unico) modo di comunicare, prima che esplodesse il fenomeno vegan e prima che le foto del cibo superassero quelle dei monumenti storici negli album della maggior parte delle persone.


La qualità dell'occhio, dello stile, resistono ancora dopo anni e il lavoro è ancora estremamente attuale. Perfettamente contemporaneo ora che, in overdose di sofisticazione, si va alla ricerca di forme più essenziali.

Simone ha lasciato la città diversi anni fa ed è andato a vivere in campagna, sulle colline toscane, facendo olio e godendosi una vita più lenta e a contatto con la natura. Durante i suoi viaggi in Islanda e da Firenze a Capo Nord ha raccolto materiale per il suo progetto fotografico, del quale condivide con noi qualche scatto e ricetta. La sua storia e il suo progetto sono una piccola perla da raccontare e condividere.





Ma partiamo dal principio; chi c'è dietro questo progetto?


Sono un fotografo. Un ciclista. Un gourmet vegano non-fanatico. Italiano.

Ma più di tutto, sono appassionato della bellezza della natura e del variare delle stagioni. Vivo una vita in simbiosi con la natura, dove ciò che mangio dipende dal mio lavoro nell'orto e dal clima, o da dove mi fermo con la mia bicicletta.



Che valore ha per te, nei tuoi viaggi e nella vita di tutti i giorni, la solitudine?

Che valore ha il silenzio?


Provo solitudine in certi momenti, sì. O meglio, non è che provi... Diciamo che la solitudine è indispensabile per la mia crescita personale e come sfida nel mondo convulso di oggi.

Nella vita di tutti i giorni il rapporto reale con la natura non mi fa sentire solo, la natura mi stupisce, mi attrae con gli occhi e con tutti gli altri sensi, divento responsabile di questo luogo dove ho scelto di vivere.


Per scelta cerco la solitudine quando pedalo in solitario, è come entrare nel clima di un mondo mentale e fisico, mi da la forza per pedalare a lungo e mi aiuta a combattere le mie paure.


Ho imparato dal silenzio a stare a lungo in ascolto. Ci sono momenti della giornata in cui tutto ciò che è raggiungibile dagli occhi è niente a confronto dei rumori percepiti dall’orecchio.

Gli amici che vengono a trovarmi che vivono in città mi fanno sempre la stessa domanda: quanto silenzio c’è e quanto potrebbe essere difficile per loro viverci. Lo stesso vale per me, faccio fatica ad abituarmi ai rumori delle città.

Il silenzio e la solitudine sono fondamentali per connettermi alla mia interiorità.


Viaggio per ritrovarmi in puro isolamento; qui è dove affronto i miei demoni fisici e mentali e imparo a gestirli. Viaggiare in bici mi permette di vivere la sensazione assoluta di libertà e pace interiore, che a volte non riesco a trovare nemmeno nella mia proprietà isolata.

Quando non sono concentrato sul superare il prossimo tratto di strada senza fine o non sto cercando di ignorare il dolore o una gomma appena forata (per l'ottava volta in 8 giorni), viaggio nel mio tunnel mentale, dove posso viaggiare indietro nel tempo e fare pace con il passato o rielaborare i conflitti quotidiani.

In altre parole, è un'esperienza purificante per il corpo e la mente, di cui non potrei fare a meno, la mia forma di meditazione.



Perché fermarsi a celebrare quel momento, il ristoro della giornata?

Che emozioni ti danno quelle foto riviste oggi a distanza di anni?


Durante le lunghe giornate in sella alla mia bicicletta penso spesso a cosa vorrei mangiare e quando potrò fermarmi. Non sempre riesco a trovare il cibo che ho desiderato nei miei pensieri nei tanti km percorsi o trovare un luogo a me congeniale per una sosta, a volte a causa del maltempo.


Solitamente faccio una pausa più lunga durante la giornata, che dedico a me stesso per mangiare e recuperare le energie mentali. Le immagini che ho scattato durante i viaggi in bicicletta, sono un promemoria di emozioni. In ogni foto c’è una storia, del prima e del dopo lo scatto. Spesso sono emozioni di felicità per aver raggiunto una meta giornaliera, una salita ripida, oppure tristezza per la sofferenza fisica o malinconia per aver raggiunto la fine del viaggio.


Poi ci sono le foto non scattate, quelle che avrei voluto fare e non ho fatto, ma rimaste incamerate nella memoria, frammenti di visioni registrate con la coda dell’occhio e anche con il naso, che fanno del viaggio un evento straordinario.



Cos'è il vero slow living per te, secondo la tua esperienza, privata o atletica...recuperare lentezza, nel tuo quotidiano, rispettare i tempi stagionali?


Credo di aver adottato lo stile di vita cosiddetto slow living ben prima di conoscerne il termine. La scelta di vita che ho fatto sedici anni fa di vivere in questa casa isolata in campagna mi ha cambiato i ritmi rispetto a prima. La natura mi ha insegnato il giusto valore del tempo, il rispetto dei cicli stagionali.


Ho sempre preferito preparare il cibo a casa usando le mie verdure e le mie ricette. Non solo per un discorso di qualità ma anche come continuazione etica del mio essere vegano.

Inoltre frutta e verdura ti avvisano della loro maturità attraverso i colori, dando all'intera esperienza gastronomica un ulteriore livello di gioia e apprezzamento, ecco un altro motivo per cucinare cibi stagionali, raccolti direttamente.



Prima di partire per i tuoi viaggi in avevi fatto ricerche sulla vegetazione che avresti trovato e sulla natura locale?


Non ho mai pianificato davvero in anticipo quale vegetazione avrei potuto trovare durante il mio tragitto. Sapevo certo che in una certa stagione in Finlandia avrei trovato funghi e frutti di bosco...ma non ho fatto studi prima della partenza.


Vivendo a contatto con la natura s’impara nel tempo a conoscere le piante in genere, questo mi permette ormai di riconoscere quasi a colpo sicuro numerose piante commestibili che raccolgo e cucino da anni anche a casa.



Sei cresciuto in campagna? chi ti ha trasmesso la passione per la coltivazione e una via più sostenibile e autentica?


Sono nato in città da genitori che provenivano dalla campagna. Un professore delle scuole superiori mi ha ispirato la vita che conduco adesso. Una persona speciale che forse raramente si ha la fortuna d’incontrare nel corso della propria vita.

Ho imparato molte cose e gli sono molto grato.



Quando si tornerà a poter viaggiare liberamente hai già voglia di tornare a pedalare, in che direzione?

Sempre basando il tuo viaggio su un principio di foraging locale?


La pandemia ha fatto slittare due viaggi che avrei voluto fare nel 2020: Iberica Traversa, l’attraversamento della Spagna da nord a sud e poi da Anchorage fino al nord Deadhorse, in Alaska.


La strada da percorrere è stabilita dalle organizzazioni di questi eventi ciclistici di viaggi in autosufficienza perciò posso in anticipo calcolare le soste in qualche villaggio e rifornirmi di cibo all’occorrenza.

Nel viaggio in Alaska avrò da percorrere molti km in assenza di civiltà, sarò costretto a cercare il cibo e portare il necessario per cucinare sul posto.



Un libro o un autore d'ispirazione?


In assoluto l’autore che mi ha formato è Alvaro Mutis. Tutti i suoi libri ruotano attorno alle avventure di Maqroll il Gabbiere, un uomo che sceglie il mare per onestà verso la solitudine.






Le ricette




SPINACI COI LUPINI


Ingredienti:

200 g di fspinaci precotti

100 g di lupini

1 cipllotto bianco

1 spicchio d'aglio

sale

olio extravergine d'oliva

"Sbarcai nel porto di Turku in Finlandia - era quasi sera, ma in tempo per fare scorta di cibo e quindi iniziai a pedalare nel cuore della selvaggia campagna finlandese. Dopo aver lasciato la città ho trovato un posto dove fermarmi a cucinare."


Sgusciate i lupini e tritateli. Prendete la cipolla e tagliatela a fettine. Mettete la pentola a scaldare con un filo d'olio unite l'aglio e la cipolla tritata. Aggiungete gli spinaci e cuocete, mescolando di tanto in tanto. Aggiungete i lupini e continuare a cuocere per qualche minuto. A fine cottura versate un filo d'olio extravergine olio d'oliva.





FETTUCCINE CON ORTICHE E NOCI


Ingredienti:

150 g di fettuccine o spaghetti

una manciata di foglie di ortica

3 noci

1 spicchio d'aglio

sale

olio extravergine d'oliva

"La foresta mi fa sentire a casa. Un ottimo riparo dalla strada e dai suoi rumori. Durante una pausa ho raccolto le ortiche. Quando la pianta non è ancora matura, le foglie giovani e leggermente pungenti sono ottime da consumare appena sbollentate."


Lavate le foglie di ortica con un po 'd'acqua. Tritate grossolanamente l'aglio, le foglie di ortica e le noci con un coltello. Accendete un fuoco e riempite una casseruola con acqua e sale. Lasciar sobbollire.

Quando l'acqua bolle, aggiungete la pasta. Poco prima che la pasta sia al dente, scolatela, ma ricordatevi di lasciare un po' d'acqua di cottura. Versate il composto di ortiche nella padella e lasciatelo sobbollire insieme alla pasta e all'acqua di cottura, mescolate poi fino a quando non si sarà ben amalgamato e avrete ottenuto una consistenza cremosa. Aggiungere un filo d'olio extravergine d'oliva.





FUSILLI ALLA BORRAGINE


Ingredienti:

150 g di pasta

1 patata

una manciata di foglie di borragine

sale

olio extravergine d'oliva



"Ho iniziato a trovare un ritmo con nuove abitudini, con l'aria più fresca la mia pedalata era più veloce. Ho raccolto delle foglie giovani di borragine che ho trovato lungo la strada con l'inconfondibile fiore azzurro."


Lavate le foglie di borragine con un po 'd'acqua e tritatele. Pelate la patata e tagliatela a cubetti. Accendete un fuoco. Riempite d'acqua la pentola, portate a ebollizione e aggiustate di sale. Versare la patata e la borragine (tempo di cottura 12-15 minuti). Aggiungete la pasta e mescolate un po ', portate a cottura e scolate. Aggiungere un filo d'olio extravergine d'oliva.








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