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Editoriale / PrimaVera

PrimaVera, "prima dell'estate", più facile da percepire se letto in spagnolo dove l'estate è verano. Prima del verano, del caldo, dell'età matura, prima.

Entriamo in punta di piedi nella stagione del fiore, che per quanto i detrattori possano dichiarare "non esistono più le mezze stagioni" dovremmo piuttosto limitarci a dire che è mutata la loro durata, il loro impatto e forza, ma negarle è impossibile.

Sarebbe come dire "non esistono più i fiori prima dei frutti" o "non esistono più le foglie morte".


Nella Primavera del Botticelli il Vento dell'Ovest, Zefiro, rapisce la sacerdotessa Clori della quale è innamorato. La prende e da quel "soffio di vento primaverile" Clori ne esce trasformata in Flora, vestita di fiori e incinta.


La primavera arriva ad annunciare una fine ed un inizio, portando con sé tutto il potere delle condizioni di passaggio. Qualcosa muta, deve mutare, la primavera ha la voce della necessità, che canta decisa, allunga le giornate, cambia i ritmi, trasforma.

Non c'è l'ordine della stagione che salutiamo, occorre abbandonarsi un po', alla liquida rivoluzione primaverile. Ci sorprende nell'aprire una finestra una sera, ci dà come un suggerimento, se c'è un seme che ha riposato bene nella terra ora fiorisce, spontaneo e spettinato, come il ramo di fiori che esce dalla bocca Clori, sopraffatta.



Si trovò all'improvviso oltremodo sconvolta Dalla sfrenata babele degli uccelli, Da quel mare di foglie. In preda a questo tumulto, osservava I gesti del suo innamorato che sbilanciavano l'aria, E il proprio passo vagante ineguale In quel solitario rigoglio di felci e fiori, Giudicava i petali in scompiglio, E la stagione in generale, sciatta.


Come desiderò allora l'inverno! -

(...)


Ma ecco - un germogliare Anormale abbastanza da mettere in scompiglio Le sue regali cinque facoltà - Un tradimento da non tollerare. Si, impazziscano pure Gli idioti nel manicomio primavera: Lei se ne tirò subito fuori.


---


Found herself, of a sudden, intolerably struck

By the birds' irregular babel

And the leaves' litter.


By this tumult afflicted, she

Observed her lover's gestures unbalance the air,

His gait stray uneven

Through a rank wilderness of fern and flower.

She judged petals in disarray,

The whole season, sloven.


How she longed for winter then!-

(...)


But here--a burgeoning

Unruly enough to pitch her five queenly wits

Into vulgar motley-

A treason not to be borne. Let idiots

Reel giddy in bedlam spring:

She withdrew neatly.


(estratto dalla poesia SPINSTER "Zitella" - Sylvia Plath)





Caotica e sparsa, con la prepotenza dei giovani belli che sanno di esserlo, la primavera affonda il suo sguardo in noi anche in città. E' un cambio di luce, un sentore promettente nelle ore della sera. I fiori di tarassaco presto faranno comparsa tra le crepe cittadine, sui marciapiedi, e più in alto sulle montagne e nei pascoli.

Il corpo, un poco pallido e un poco rallentato dall'inverno, ascolta un richiamo ancestrale fatto di luci e profumi, rifiorisce. Le passeggiate si fanno più morbide, i pensieri più liquidi si srotolano in una leggera discesa verso l'estate, verso i raccolti.


La "zitella" interiore diffida del canto delle sirene primaverili: il rigore, gli impegni, le paure, la società nella quale ci muoviamo rema leggermente contro il ritmo morbido che la stagione in arrivo ci suggerisce a ogni gemma in fiore.

Nell'animo di alcuni, c'è in questa stagione come un eterno sottile conflitto tra due simboli -antitetici ma legati perché consequenziali- trasmessi dalla tradizione: il digiuno quaresimale (figlio di una benefica purificazione iniziata già col finire dell'inverno) e il trionfo della fertilità (con il suo eco pagano un po' promiscuo e allegro che fatica a inserirsi nella routine calcolata ma anche il suo più casto simbolo di rinascita cristiana).

Questo inizio di stagione ne è proprio il passaggio, il mezzo, tra l'uno e l'altro.


E noi vi porteremo, con le nostre storie e a modo nostro, settimana dopo settimana, mese dopo mese, nelle sfumature di questa stagione. Dai simboli alle tradizioni, passando per le riflessioni che sono occasione per un'analisi della modernità, dei suoi paradossi, della sua disconnessione dal ritmo.





Mentre viene scritto questo editoriale, siamo in Italia, nelle settimane del Covid-19 , in un misto di incredulità e sgomento, la nostra piccola Redazione cerca e cercherà di mantenere lo sguardo e la lucidità necessari a non lasciare che il ritmo sfalsato e "a singhiozzo" della realtà e della comunicazione moderne prevalgano sul pensiero coerente e pulito utile in qualsiasi circostanza.

Il mondo intorno a noi, le circostanze private e pubbliche, le contingenze, i ritmi, il mutamento del quale siamo parte...tutto ci strappa da tempo da un vivere più lento, connesso, lucido, consapevole.

Pensiamo che l'attuale disagio nel quale si trova il nostro Paese ne sia un altro esempio.

Come ogni circostanza, disagio, disequilibrio, è un'occasione: per interrogarsi in modo critico, per fare delle scelte informate, per essere (e sentirsi) coerenti nelle proprie decisioni, per sfruttare un inconveniente come risorsa (il tempo?)

Vi invitiamo a procedere nella stagione che arriva con la curiosità di scoprirne le origini, celebrarne i colori (al di là delle vetrine dei negozi), onorarne il senso, ognuno nei limiti delle sue possibilità, ognuno a modo proprio.

Così noi, a modo nostro lo faremo con i nostri lettori.


" Gli aceri platanoidi sono ormai grandi abbastanza da sostenere un filo per la biancheria.

Ci stendo sopra il copriletto lavorato all'uncinetto, opera della nonna paterna, e qualche federa. Nel verde brillante di questo inizio di primavera, i rettangoli bianchi del bucato mettono allegria, come una presenza umana, l'inizio di una storia. "


(Pia Pera - L'orto di un perdigiorno)




Buone letture e buona primavera

Dalla Redazione di LemmeLemme Collective









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