Editoriale
di inizio estate
illustrazioni di
Ingrid Vang Nyman
"Le nove di sera. Qualcuno sta ancora cenando, sotto un ombrellone che non serve più: il cortile davanti a casa è già in ombra. Hanno l'aria di star bene, immersi in un silenzio placidamente masticatorio. Mangiano carne fredda e insalata, il piatto del formaggio è posato accanto alla caraffa e anche il cesto della frutta. Nella curva dei loro gesti si vede che hanno la sensazione di aver fatto la scelta giusta.
E' strano, ma provi anche tu la stessa sensazione, perché hai mangiato un po' prima e adesso passeggi al fresco, piano piano, salutando chi ancora cena seduto a tavola.
(...)
Un padre in bermuda porta sulle spalle una bambina fresca di doccia, nel suo pigiamino verde chiaro. Si sporge in avanti, la bimba sfiora l'acqua della fontana, reclama - ancora, ancora!- ma poi non insiste, e si lascia mettere a dormire."
Philippe Delerm -
Una passeggiata al parco / Frassinelli
Chi ne coglie l'essenza, sa che dell'estate non è l'ardore a essere forte ma la lentezza, l'apertura. Chi non fraintende e lascia alla primavera lo slancio e l'impeto, sa che l'estate è prima di tutto stagione di maturazione.
È un concetto ovvio, eppure spesso dimenticato o distorto.
Non è proprio dell'estate quella spinta alla partenza, quell'incipit, che per tradizione abbiamo nei ricordi di fine anno scolastico (dopotutto si matura ogni inizio estate anche tra i banchi di scuola) ; quella è ancora una musica di tarda primavera.
L'estate vera è nel mezzo, quando il caldo già inizia a far rimpiangere un accenno di vento freddo. La sera, è densa, ha l'intensità del più convinto degli inverni.
Quella che "cerchi tutto l'anno e all'improvviso eccola qua" , in ciabatte o piedi nudi, è sera tardi ma l'orario non importa con la solita precisione, i tramonti sembrano regalare manciate di minuti, il clima e il tempo sono indulgenti e il frutto, lento, morbido, matura in modo impercettibile, ma certo. Innocenza infantile, sicurezza.
Non vi è forse stagione più adatta in realtà, ad incarnare il nostro "lemme lemme", inteso non solo come flemmatico "piano piano" ma come "pieno pieno".
Non ci sono le fragilità delle fioriture, la pioggia se arriva è abbondante, in cielo si sentono i primi tuoni e fulmini, le sensazioni sono amplificate, la natura è al lavoro.
L'estate è tempo di dilatazione e riposo funzionale.
Il colore si fa più intenso, il sentimento più preciso, la sensazione (anche quella tristezza che prende) più esatta, difficile sfuggire.
La cultura della "vacanza", nella sua accezione più esotica, ha soppiantato il vero principio del tempo estivo come tempo di tregua e di lavoro, nella sua accezione più agricola.
In pochi mesi estivi per molti ormai si concentrano amori, aspettative, traguardi, mete, mappe e chilometri, in una fame costante di luce, tempo ed "esperienze".
Ma più del febbrile incastro di weekend e aperitivi, sarebbe necessario un periodo di pienezza, maturazione, "riposo attivo" (dove il riposo è legato al clima caldo durante il giorno) e operosità (di una forma diversa da quella che siamo abituati a collegare all'operosità invernale cittadina).
Un tempo la tradizione voleva uno stacco netto tra l'estate e il resto dell'anno, tradizione che oggi in pochi hanno realmente mantenuto, un po' per motivi economici un po' per un lento radicale cambio di costumi. L'estate si trascorreva in blocco altrove, le città si svuotavano in un modo che oggi è visibile solo ad agosto.
Il fascino della "casa al mare", delle estati passate su un'isola, dalla fine delle scuole fino alla loro riapertura a settembre.
Le estati a sud o in montagna, come periodi curativi per corpo e mente, mesi di otium , veri lussi con una loro indimenticabile narrazione: "la compagnia" di amici del luogo di villeggiatura, l'intimità con il luogo intatta, la percezione del tempo e del posto che variano con il passare delle stagioni della vita.
Una narrativa con una sua crudeltà, perché in realtà si trattava di una stagione nelle stagioni, periodo-bolla che toglieva continuità.
In estate il grano biondeggia e l'orto, bagnato dai temporali serali, regala frutti. Il lavoro è costante, cadenzato. Si segna piuttosto presto il destino del raccolto autunnale, se nelle sere di primavera le letture e i disegni del giardiniere sono idee e progetti per il lavoro imminente e impaziente del primo caldo; in estate le letture sono quelle della contemplazione, uguale e contraria a quella silenziosa invernale.
La maggior luce invita a maggior gioco e i bambini, costretti a maratone educative solo nei mesi invernali, ma paradossalmente è in estate che apprendono spesso con velocità ed entusiasmo. Le gambe crescono, il corpo si rafforza dopo le malattie invernali.
Tutto chiede meno sonno, piuttosto piccole parentesi di riposo nel corso della giornata come angoli di acqua fresca dove riposarsi nella lunga giornata calda, senza vento, senza scampo.
L'energia, gialla e positiva, aiuta i progetti a maturare nella loro luce più convinta e spesso è in estate che contempliamo e completiamo idee che poi vedranno la realizzazione pratica a inizio autunno.
Vi accompagneremo nel corso delle stagioni con la ritmica delle rubriche del mercoledì e apriamo la stagione con un tema "caldo" che possa lasciarvi con lo spunto per qualche riflessione sotto la frasca.
Estate 2020
in difesa dei diritti
in difesa della semplicità
In questa incerta estate italiana, che entra in scena col pallore dato dalla quarantena, la nostra attenzione è presa da fatti di cronaca che oltre oceano e qui scuotono le coscienze. A gran voce ci viene chiesto, come umani e come genitori, in che modo siamo attivamente anti razzisti e a gran voce, da ogni finestra, arrivano molte suggestioni e preoccupate riflessioni su come dovremmo provvedere.
La posizione privilegiata del bianco medio che può decidere se e quali contenuti condividere con i propri figli, viene messa sotto scacco dall'evidenza di tale privilegio.
Altri non possono scegliere, non possono decidere se e quando parlare di cosa, perché la loro posizione non lo concede.
Davanti a tali urgenze e tali disagi, le nostre riflessioni stagionali potrebbero sembrare atti fuori tempo, una sorta di lusso un po' intellettuale, proprio come le vacanze degli scrittori di un tempo, lunghe tre mesi con la domestica locale a preparare pranzi e cene.
La tentazione, forte, è stata di seguire questa onda e proporre subito dei contenuti che fossero chiari input attuali e utili, come a rispondere a un'urgenza che è ora anche nostra.
Lo faremo, con un altro piccolo contenuto della serie Mini che abbiamo inaugurato in primavera.
Ma prima, ci preme iniziare questa preziosa stagione con questa premessa e precisazione, come una personale maturazione d'intenti.
Il nostro lavoro non è la frivola sublimazione di piccoli piaceri, svincolata completamente da attualità e cronaca. Né è l'elitario racconto dei piaceri che non sono alla portata di tutti. Anzi (basti contare i riferimenti al mondo agricolo, privi di retorica, che tornano a ogni stagione).
Ma conservazione di saperi, protezione del legame sacro tra uomo e natura, protezione di modi e tempi che aiutino in ognuno una presa di coscienza intima ed efficace.
Non siamo attivisti (per quanto il tema che fa da sottofondo a tutte le nostre rubriche stagionali sia l'ecologia) , non nel modo comunemente inteso. La nostra rivoluzione è quella silenziosa del filo di paglia, come direbbe M.Foukoka, che non ha slogan ma la paziente opera di protezione, salvaguardia e nutrimento.
Siamo solo una piccolissima realtà in un mare colorato e attivo che in queste situazioni culturali sentiamo e vediamo in positivo fermento e appoggiamo.
Eppure ci teniamo ancora una volta, in modo inattuale, a ricordarvi di prestare attenzione anche alle piccole cose silenziose che fanno parte della più grande rivoluzione culturale e generazionale in atto.
Nello specifico del fuoco vivo che anima la campagna antirazziale, il nostro primo pensiero è andato istintivo ai bambini piccoli, a quanto il loro privilegio di poter essere risparmiati dalla propaganda e dalla cronaca sia una risorsa.
A quanto la loro stessa prima infanzia, mantenuta e protetta, contenga in sé intatte le armi più forti e radicate per garantire pace, fraternità, uguaglianza e mancanza di paura:
fantasia, fiducia, amore.
(lo raccontava bene Astrid Lindgren nel suo discorso "Mai Violenza!" del 1978 - edito Salani)
Prima di tutto quindi, a noi viene da pensare ai bambini, ai più piccoli. Perché se è vero che "la pace si costruisce una nascita alla volta", come dice Robin Lim, si costruisce anche "un bambino alla volta" come diceva l'autrice di Pippi Calzelunghe (personaggio che quest'anno compie 75 anni).
Pensiamo a cosa sia il privilegio di poter salvaguardare la loro innocenza, come risorsa e non fragilità.
Anziché aggiungere contenuti, sublimare quelli già presenti, cercando di inquinare il meno possibile, come è bene fare coi piccoli laghi alpini che visitiamo nelle gite estive.
Ci possiamo buttare nella schiera arrabbiata col fervore caldo e i cartelli al collo, con i figli più grandi, con l'impeto dell'adolescenza. Possiamo, se l'età e l'esperienza lo concedono, far tesoro di amicizie e saperi, facendo circolare informazioni virtuose, scambiando letture, andando sull'argomento. Possiamo fare in molti modi la nostra parte in questa battaglia.
Ma se ci capita di trovarci in compagnia dei più piccoli, nelle pause estive all'ombra dell'albero in giardino, dovremmo allenare la pazienza di proteggere, con naturalezza, l'innocenza preziosa. Alzare gli occhi dai cellulari e dai giornali e ascoltare, cercando tra i loro giochi l'ironia, l'immaginazione e la fiducia che troppo presto con fretta siamo abituati a scartare in tempi di crisi a vantaggio della paura.
Abbiatene cura, rispetto e fermatevi a contemplare, senza retorica, come si fa entrando in un bel giardino in estate, possibilmente raccogliendo le vostre cartacce prima di uscire.
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