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Primavere interrotte

Testo di


Illustrazione



Quando il primo bambino rise per la prima volta,

la sua risata si sbriciolò in migliaia di frammenti

che si sparpagliarono qua e là.

Fu così che nacquero le fate.


James Matthew Barrie

Ho la sensazione che di questi tempi sia sempre più arduo confrontarci con le soglie, anche se ci capita a ripetizione nella vita, dato che è una parte strutturale del nostro essere umani.

Si comincia uscendo dal paradiso caldo e rassicurante del ventre materno, attraversando un canale stretto verso l'ignoto. Come lo facciamo lascia impronte, ci consegna una chiave con cui aprire tutte le porte che ci troveremo davanti.

Se è stato faticoso, terrorizzante, doloroso, se ci siamo sentiti abbandonati, o esautorati della nostra forza, gli altri valichi ci ripresenteranno temi simili.

La buona notizia però è che la guarigione è anche retroattiva. Se troviamo un nuovo modo di “nascere”, anche la prima ferita sarà lenita.


Illustrazione di Francesca Capellini per Calendario Periodisnormal 2020 / LemmeLemme

I passaggi stagionali sono palestre perfette per questo (ecco perché a volte sono così impegnativi). Ad esempio, uscendo dall'inverno siamo un po' intorpiditi. Le lunghe notti hanno modificato il ciclo circadiano e rallentato il metabolismo. Ci mettiamo un po' ad ingranare, ad entrare nel nuovo ritmo.

In piccolo, succede ogni mattina e sappiamo bene come la qualità della giornata muti profondamente se veniamo strappati al sonno dalla sveglia e ci sforziamo di uscire dal coma con un caffè, oppure se abbiamo la possibilità di svegliarci a nostra misura, stiracchiandoci voluttuosamente come gatti e muovendoci sulla nostra musica interna.


Ogni mese, la fase pre-ovulatoria del ciclo ci propone uno scenario simile: una specie di rinascita dopo l'inverno mestruale.

Il crollo ormonale ci ha lasciate nude e, se lo abbiamo lasciato fare (essenzialmente “mollando” e riposando), anche tutte ripulite fisicamente ed energeticamente.

Il riaffacciarsi dell'estrogeno, che inizia la sua risalita, ci richiama fuori dalla caverna.

A mano a mano che impariamo a navigare le nostre correnti cicliche, sentiamo che in questa fase stiamo muovendo i primi passi su una metaforica erbetta rugiadosa, a piedi nudi.


È tutto molto bello e tenero, ma anche molto fragile. Nei pressi della soglia siamo esposte e possiamo essere ferite facilmente.

Come germogli siamo sensibili alle gelate delle critiche e dei movimenti bruschi.


Abbiamo bisogno di essere molto pazienti, di dedicare cura e protezione ai risvegli, di qualunque natura siano. Come persone adulte siamo responsabili della nostra famiglia interiore: "conteniamo moltitudini", diceva Whitman, e quindi anche parti vulnerabili.

La nostra connessione a noi stesse è data dalla capacità di andare al passo con quelle parti, di non forzarne la delicata lentezza.

Ed è difficilissimo farlo per noi, dato che qualcuno o qualcosa ci spinge costantemente a sbrigarci, così che il nostro tempo ci risulta sempre compresso e affollato.


Fatichiamo così a rispettare l'ecologia delle nostre soglie: nascita, pubertà, mestruazioni, puerperio, menopausa. Perché c'è un unico modo per farlo, che è andare al proprio passo.

Gli indiani Hopi non concepiscono il tempo: per loro gli eventi si esprimono con diversi gradi di spazio e di intensità.

Affacciandosi ad una soglia è esattamente questo che fa la differenza:

di quanto spazio hai bisogno per attraversarla?

puoi sintonizzarti sul giusto livello di intensità che ti richiede?

hai la fiducia necessaria per lasciare che le cose vadano per il loro verso?

Solo così riuscirai e allenerai il tuo sguardo a cogliere, al limite del tuo campo visivo interiore, le piccole cose fragili, luminose e nuove che ti stanno danzando attorno, come fate.














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