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Interferenze / l'albero e il frutto

Una rubrica redatta da



Trovate il precedente articolo della serie Interferenze QUI e QUI


Premessa

In un momento in cui si tende ad abusare facilmente del termine "naturale", diamo con piacere voce a chi ne ha onorato i sinonimi buoni per una vita intera, lasciando al lettore le conclusioni e le riflessioni più urgenti.




illustrazione di Francesca Capellini


L’autunno è la stagione in cui maturano i frutti e quindi, simbolicamente, perfetta per rivolgere lo sguardo al termine della gravidanza.

Quando è maturo il frutto del concepimento? Quando termina il periodo di gestazione?

Argomento di grande attualità, in un’epoca in cui la frequenza di induzione del parto non fa che continuare a crescere.

Lo storico francese Jacques Gélis, che si è dedicato allo studio della nascita in Occidente nell’età moderna, ha scelto di dare al suo trattato l’emblematico titolo “L’arbre et le fruit”.

Infatti, ha notato che ovunque in Europa nei secoli scorsi esisteva un proverbio o un modo di dire che paragonava la creatura in grembo con il frutto sull’albero: ogni singolo frutto matura con i suoi tempi, e, se lo cogliamo prima che sia pronto, non avrà un buon sapore e magari inizierà a marcire prima di diventare dolce.


Già in passato quindi si sapeva che, nell’essere umano, c’è una certa variabilità della durata della gravidanza. Oggi non solo sappiamo che la crescita nel grembo è influenzata dallo stato emotivo della madre e che lo stress la rallenta, ma è anche evidente che in soli pochi decenni il carico di ansia e stress non ha fatto altro che aumentare.

C’è da riflettere quindi sull’approccio ostetrico predominante. Sempre più viene messo l’accento sulla data presunta, al punto che nel linguaggio di tutti i giorni si usa chiedere: “Quando hai la scadenza?”. La data presunta o presuntuosa? Viene calcolata e ricalcolata in modo quasi ossessivo con l’ausilio dell’ecografia e sempre più spesso si interviene se viene superata. Nonostante le organizzazioni di salute pubblica nazionali e internazionali indichino che due settimane in più o in meno rientrano nel range fisiologico, nonostante specifichino che superate le due settimane si tratta soltanto per precauzione di verificare regolarmente come sta il bambino, in genere alle donne viene annunciato che si procederà con un’induzione se non entra in travaglio entro una certa data, e questa data perlopiù cade prima che siano passate due settimane dalla data presunta. Inoltre, spesso, le donne vengono convocate per controlli quotidiani non appena la superano, a volte senza indicazione addirittura prima di arrivarci, e non è raro che in tali occasioni si enfatizzi il rischio di continuare oltre.


Come fa una donna a vivere in pace in questa situazione?

E se questo approccio da solo ostacolasse l’avvio spontaneo del travaglio?

Non sarebbe forse una questione di buon senso evitare interventi finché madre e bambino stanno bene?


Il bambino è pronto a nascere quando segnala alla madre che è arrivato il momento di avviare il processo del parto.

Eppure si sentono dire simili parole: “Il bambino ha ormai già tre chili, è pronto a nascere, non è un problema procedere con un cesareo programmato prima della data presunta”.

Nascere quando si è pronti fa la differenza. Da tanti punti di vista, come il microbioma o la presenza di preziose sostanze protettive come la melatonina. Fa la differenza anche semplicemente perché essere protagonista attivo degli eventi lascia un segno diverso.

Un approccio più oculato, in cui si evita il più possibile di interferire con i processi fisiologici, intervenendo solo se strettamente necessario e non preventivamente, permetterebbe a molti più bambini di nascere “quando è arrivato il momento”.

Michel Odent, in uno dei suoi acclamatissimi sketch teatrali che usava presentare ai convegni Midwifery Today, ci propone uno scenario oggi come oggi inverosimile rispetto la datazione della gravidanza, ma che ci fa riflettere in senso molto più ampio. Tutto potrebbe essere molto più semplice, abbandonandosi di buon grado a quel briciolo di sana follia indispensabile in certi frangenti… forse imprescindibile per essere vitali e umani!

14 luglio, festa nazionale!

Primo atto

Si apre il sipario.

Seduto alla scrivania un medico ostetrico non più giovane, dall’aria seria, anzi severa, tutto assorto davanti allo schermo del computer.

Appare una giovane donna, apparentemente felice e ingenua.

Si dirige verso la scrivania e annuncia la buona notizia: “Dottore, sono incinta!”

Il medico non la degna di uno sguardo, continua a fissare il monitor e risponde spegnendo ogni entusiasmo:

“Quel che mi dice è ordinaria amministrazione nell’ambulatorio di un ginecologo”.

La donna cambia di colpo espressione, e stato d’animo. Dopo un po’ il medico aggiunge, sempre guardando lo schermo:

“Vedo che non ricorda la data delle ultime mestruazioni, non ha un compagno, è Rh negativa e sua zia ha il diabete. Mi basta per capire che la sua è una gravidanza ad alto rischio.

Trova nella stanza accanto l’ostetrica Susanna, che le fisserà il prossimo appuntamento da me.”

La giovane donna si avvia lentamente, come sotto shock.

Si chiude il sipario.

Secondo atto

Stavolta seduta alla scrivania del medico c’è l’ostetrica Susanna, anche lei non più tanto giovane. Sembra rilassata e contenta, e tiene d’occhio la porta come se stesse aspettando qualcuno.

Appare la giovane donna incinta, dicendo sorridente

“Ho appuntamento con il professore. Sa, sono ad alto rischio.”

L’ostetrica risponde: “Mi spiace, il dottore è stato appena chiamato per un’emergenza” e, dopo una rapida occhiata al monitor, aggiunge:

“Ah capisco, il dottore si è preoccupato perché lei non ricorda la data delle ultime mestruazioni... Ma (l’ostetrica sorride in modo significativo) forse lei sa quando ha concepito il bambino!”

Il volto della giovane donna si illumina mentre le sfugge un “Oh, certo!” e l’ostetrica, curiosa e divertita, la invita a continuare.

Inizia subito, come se stesse raccontando un magnifico sogno:

“Sa, nella ditta per cui lavoro, c’è un collega, Giovanni, un giovane uomo affascinante, elegante, attraente, intelligente. Per un po’ ci siamo corteggiati, quando per caso ci incontravamo in corridoio o durante la pausa pranzo. Un giorno si è fatto più audace del solito e mi ha chiesto cosa ne pensavo di una gita a Parigi il 14 luglio, ora che è diventato così semplice con l’Eurostar. A Parigi in tale occasione si danza fino all’alba al suono della fisarmonica… Abbiamo infatti passato gran parte della notte non lontano da Notre Dame (in sottofondo per pochi secondi si sente un tipico valzer francese), e poi ci siamo messi a passeggiare lungo la Senna, sotto un ponte c’era un panchina... ci siamo fermati ed è stato meraviglioso, posso solo dire che è stato meraviglioso. Sono assolutamente certa che il bambino è stato concepito il 14 luglio”

(di nuovo in sottofondo per pochi secondi si sente il tipico valzer francese).

Come se la giovane donna tornasse di nuovo in sé, chiede: “Ma quando vedrò il dottore?”

“Naturalmente devo fissarle un altro appuntamento, ma sarà solo una formalità. Gli riferirò. Lei è troppo felice, per poter essere ad alto rischio”.

Si chiude il sipario.

Terzo atto

Stessa scrivania, stesso computer, stavolta è di nuovo il medico seduto alla scrivania, più rilassato della volta scorsa. Non guarda lo schermo.

Appare la donna, seria e un po’ intimidita.

Cortesemente, guardandola, il dottore la invita ad accomodarsi:

“Mi scuso per aver dovuto annullare l’ultimo appuntamento a causa di un’emergenza. Mi preoccupava che non ricordasse la data delle ultime mestruazioni, ma l’ostetrica mi ha riferito che conosce la data del concepimento, è vero?”

“Proprio così!”

Il dottore, incuriosito la invita a spiegarsi.

“Sa, dottore, nella ditta in cui lavoro… (ripete esattamente quanto detto nel secondo atto, in sottofondo la stessa musica)... sono certa di aver concepito il bambino quel giorno.”

Il dottore ascolta con attenzione, come rapito in un sogno, con la bocca aperta…

Appena la donna finisce di raccontare, per alcuni secondi si sente la stessa musica in sottofondo.

Il sipario si chiude

Quarto atto

Stessa scrivania, stesso computer, sempre il medico seduto alla scrivania, ancora sognante. Dopo un po’, afferra il telefono: “Susanna, abbiamo lavorato sodo negli ultimi tempi. Cosa ne pensa di una gita a Parigi il 14 luglio? È così semplice oggi, grazie all’Eurostar, e quella notte si danza per le strade di Parigi al suono della fisarmonica...”

Di nuovo, in sottofondo, risuona il tipico valzer francese…




illustrazione di Francesca Capellini




Michel Odent


Voce nota agli appassionati del mondo della nascita, spesso individuato come portavoce di una visione radicale (pioniere con Leboyer nella difesa di fisiologia e parto indisturbato), è tuttora uno dei pensatori più lucidi e ironici del panorama medico-scientifico, non solo in ambito di salute primale.


La ricerca radicale legata al momento della nascita con gli anni si è evoluta e ampliata andando a toccare diverse fasi e aspetti della salute dell'uomo, dal rapporto con la medicina moderna fino alle conseguenze sociali e culturali di continue alterazioni della fisiologia. Lui stesso ora si presenta quale 'studioso interdisciplinare della natura umana'.


Una parte di femminismo negli anni ha storto il naso davanti a una voce, maschile, radicale e ferrea sul ruolo femminile nelle fasi di parto e puerperio (anni in cui la battaglia sociale e politica non tollerava che la fisiologia suggerisse tempistiche e ruoli non funzionali alla causa di indipendenza e parità).


In parte, con alcune ragioni valide, la critica temeva (e teme) che la donna si trovasse ancora una volta inchiodata al ruolo di "madre", quando stava ancora lentamente uscendo a fatica dall'etichetta di "moglie".


Il femminismo ha fatto passi avanti, con esso medicina e politica.


Le parole di Odent sembrano continuare a mantenere una forte attualità, il suo essere radicale in tempi di qualunquismo intellettuale appare una risorsa, l'ironia con cui scrive è di una leggerezza e lucidità rare nel mondo scientifico.













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