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Pendolarismi / parte IV

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Per leggere i precedenti episodi potete leggere QUI e QUI e QUI



11 Novembre

Estate di San Martino


A. S.

Hey!

C. T.

Ehilà! Quanto tempo!

A. S.

Come la và?

C.T.

Bene. Periodo permettendo.

A. S.

Eh tra una cosa e l'altra è una vita che non facciamo una chiamata...

C. T.

Lo so, anche io... Perché finisce sempre che o mi tocca chiamare

mentre faccio altro o gli orari che non coincidono e se posso io non puoi tu.

A. S.

Stavo per chiamarti ieri sera, ma poi ho visto I ponti di Madison Country

e non ho resistito e me lo sono rivisto.

C. T.

Uh... io l'ho rivisto un paio d'anni fa, l'ultima volta.




A. S.

Sai cosa proprio non ricordavo? Quel momento che ho trovato

un po' stucchevole un po' tenero, che poi è la perfetta recensione di Nicholas Sparks,

in cui Robert, il fotografo, dice di aver scritto due righe di recente in viaggio,

sui sogni, si cita e recita qualcosa tipo "sono grato ai vecchi sogni,

so che non si sono avverati ma sono grato di averli avuti."

C. T.

Me la ricordo.

A. S.

Abbastanza banale...eppure detto con quel sorrisone finale

di Clint Eastwood, come a scusarsi della semplicità della cosa

"Forse la userò da qualche parte un giorno."

C. T.

C'è una linea sottile tra banale e semplice.

Clint non è banale neanche se dice che non ci sono più le mezze stagioni.

A. S.

Non so perché mi ha colpito, al di là dell'essere critici sull'ovvietà del concetto...

Forse perché sto iniziando a tirare le somme di questo anno,

cercandone un significato.

C.T.

Non vedo l'ora di iniziare a tirare le somme di quest'anno...

ma addirittura un significato, dici? sei ambiziosa!

A. S.

E in qualche modo i sogni da lasciar andare, le aspettative disilluse,

credo siano un fil rouge presente nell'anno di molti,

se vogliamo parlare di chi non l'ha vissuto in modo estremamente tragico,

ma ha la fortuna di essere qui a tirare somme, fare bilanci.

O forse è che di recente mi è stato detto in diverse occasioni

che avere aspettative non è saggio.

C. T.

Che non sia saggio è sicuro! Ahahahah, ma no, però, boh,

direi pure che sogni e aspettative possano solo avere bisogno di più tempo,

di una pausa, un rinvio...

Più le aspettative, però, i progetti. I sogni mi piacciono quando li faccio di notte,

ma di giorno "sogno" mi dà tanto l'idea di...

cosa che non farò mai.

A. S.

Ma in generale, questa visione moderna ed evoluta

che ci vuole connessi al presente, senza l'aspettativa

che andava tanto di moda una volta...

Stiamo imparando a lasciar perdere le ambizioni,

le aspettative sulle relazioni, sulle persone...in una modalità zen.

C. T.

In un equivoco della modalità zen, purtroppo.

In altre parole, c'è una rassegnazione diffusa, sicuramente.

A. S.

Si..direi "visioni" più che sogni...

La "vision" inglese è quella più vicina al mix di progetto e aspettativa.

C. T.

Visione, ecco, sì! Sogno è la parola per chi si è rassegnato, o per Cenerentola.

A. S.

Che poi Cenerentola era rassegnatissima come figura.

C. T.

Sì, infatti. È la versione "attendo la botta di culo".

La fata madrina di oggi è il winforlife.

A. S.

Il qui e ora che diventa una scelta di comodo quasi...

La vita "delle piccole cose" che descrive la casalinga Streep

risponde a valori che per la maggior parte dei buddhisti

dell'ultima ora oggi sono sconosciuti.

Eppure è tutto un proclamare l'importanza dell'attimo,

del momento, della gratitudine...in modo orbo però.

C. T.

È anche comprensibile che ci sia questa rassegnazione, eh...

cioè, ci siamo formati in un sistema che genera una continua creazione

di mini desideri da soddisfare subito. Una società miope, ecco.

A. S.

Si e stiamo rispondendo con una rivoluzione

che però ha radici deboli, non so come dire...

C. T.

Già... Ma stiamo chi?

A. S.

Non so la fascia 30-40?

C.T.

Mah, non mi sembra che si stia proprio facendo una grande rivoluzione...

magari l'avesse almeno nelle intenzioni. Una rivoluzione culturale, però.

A. S.

Ecco appunto forse il problema percepito è un pochino quello

...nessun rivoluzionario all'orizzonte...

Forse non c'entra nulla ma mi viene in mente la considerazione

di un'amica a proposito della chiusura delle scuole

e della risposta dei giovani d'oggi.

"Io occupavo per delle sciocchezze al confronto , ma è un discorso da vecchia".

C. T.

Posso dirti onestamente: chi ha la nostra età,

e ancora di più chi è più grande, farebbe meglio a stare zitto,

parlando di questa generazione.

A. S.

Sicuramente.

Ed è rivoluzionario questo...

Che non si senta l'esigenza di un Capitan Cambiamento.

C. T.

Ma a me non stupisce tanto, in realtà.

In Italia, il cambiamento ha vinto ed è stato un dramma.

Non penso che ci sia bisogno ora di una rivoluzione, di gente in piazza o armata,

quando potremmo stare certi che, se ci fosse,

sarebbe guidata solo da una forma di egoismo.

A. S.

No no infatti...ma in qualche modo c'entra col discorso

dei vecchi sogni, delle disillusioni...

La nostra generazione e quella prima ne avevano,

di un carattere antico...ora la nuova leva, fluida,

si muove con altri modi, e sono visibili in questa capacità

di lasciar andare prima di tutto...

lasciar andare gli stereotipi, il concetto di ambizione legata alle aspettative.


C. T.

L'altro giorno passavo per strada e sento un vecchio che parlava con un quarantenne.

Il vecchio non so bene che dicesse contro le mascherine

(che indossavano entrambi). L'altro risponde: "lo so, anche io prima la pensavo così,

poi ho visto un mio amico che fa il pugile...

se l'è preso in palestra e ho pensato: è se capitasse a me?

Se mi toccasse stare 3 giorni in un'ambulanza perché non c'è posto?"

Ecco, questo è il meccanismo di pensiero, la logica:

me ne sbatto del mondo e degli altri, ma se poi però forse tocca me allora no, tutti attenti. Lo stesso facciamo con la natura. Non ce ne frega niente, tanto non ci tocca...

ma se Venezia e Genova finiscono sotto per prime, allora vedi come scattiamo.




A. S.

E oggi mi sembra il giorno giusto per parlarne...

C. T.

Perché?

A. S.

Perché oggi è San Martino...

C.T.

E quindi?

A.S.

L'estate di San Martino! Non la festeggiate dalle tue parti?

C.T.

Non proprio...

A.S.

La tradizione vuole che si faccia una bella lanternata di gruppo, la sera di San Martino...

Lanterna come simbolo del caldo e del ristoro che tutti meritiamo all'inizio di inverno.

San Martino come simbolo di aiuto ai bisognosi e ai poveri...

Significa anche saper fare dei sacrifici per l'altro...

C. T.

Mi pare giusto. E mi piace la lanternata.

A. S.

Quello che dicevi del tizio che hai sentito per strada è comunque un modo antico di procedere che secondo me non appartiene davvero alle nuove generazioni.

C. T.

Sai come la penso: antico di quando? Di quel paio di generazioni post WWII che hanno avuto un mondo di possibilità davanti?

Ma per i 4000 anni precedenti non è che la gente vivesse

di ambizioni e desideri di scalata sociale.

O meglio, forse sì, ma senza grosse speranze di ottenerle.

A. S.

Sì, ma ti ripeto, non appartiene alle nuove generazioni.

Non alle file più argute esponenti della vera "novità".

C. T.

Io invece credo in loro: almeno, ci spero. Punto su di loro, che magari

non occupano per avere il distributore di merendine al piano, ma ci sorprenderanno.

Meglio di noi possono fare. Per fare peggio si devono impegnare.

A. S.

Esatto, ma guarda che io lo dicevo in senso positivo...


C.T.

Ah, sì, scusa, non avevo capito, ero preso dalla foga oratoria!

A. S.

Dicevo che non li vedo tutti come il quarantenne e il discorso sulle mascherine...

L'egoismo non appartiene davvero a questa nuova generazione,

non come in passato, è impossibile.

C. T.

Questa è una piccola speranza. A me sembra così, almeno un po'.

Tocca a noi cercare di dare spazio a quella possibilità per loro.

A. S.

In che modo?


C. T.

Nel solito, dando l'esempio, facendo il nostro lavoro di genitori/insegnati/educatori/zii...


A. S.

E ci è concesso avere aspettative?

Dopotutto quella proiettata sul loro procedere lo è...

Non dovremmo averne? Il sogno di un futuro migliore

in mano ai miei figli...dovrei rinunciare a una visione?

C. T.

Forse non dovremmo avere (non solo) aspettative per noi,

nel senso di ognuno per sé, ma provare a cercare di creare

aspettative per noi, nel senso di me, te, loro, bimbe e bimbi...

A. S.

Vuoi vedere che "La pace nel mondo " alla fine è una risposta giusta?

C. T.

Ahahahaahah esatto! Ti ricordi, no, la formula della prima ondata:

"cosa impareremo da questo periodo?" ecco, io ho imparato che

non siamo disposti a fare sacrifici. Sappiamo a fatica rinunciare ai privilegi,

ma ai sacrifici, quelli li sappiamo evitare molto bene.

Quindi davvero, viva San Martino e la sua celebrazione oggi!

A. S.

Esatto..

Comunque io mi aspetto cose in continuazione

perché ho dei sogni in mente, delle visioni, dei dipinti che tornano

e danno una direzione al mio agire ...

Mi aspetto che se faccio così o cosà le cose miglioreranno,

cambieranno.

C. T.

Beh, ma certo.

A. S.

Secondo me la proposta di momenti come questi,

come nei momenti in generale di crisi, è quella

di offrire l'opportunità di riconsiderare.

Riconsiderare come dici tu quello a cui siamo disposti a rinunciare, fino a che punto...

Riconsiderare il concetto di privilegio o normalità...

Riconsiderare valori e priorità. Il punto forse è proprio soffermarsi di nuovo sulle parole...

Distinguere bene tra l'avere aspettative o visioni.


C. T.

Esatto. Visione, mi piace come parola. È più ampia.

Comunque tornando a quello che dicevo prima, il punto è che ci giriamo spesso dall'altra parte quando sentiamo di vittime della nostra società e poi però vogliamo la rivoluzione se non possiamo uscire alle 23. E' questo l'egoismo per cui temo che se arriva una rivoluzione non è una rivoluzione ma una restaurazione.


A. S.

La contestazione probabilmente è un nostalgico accusare mancanza di carattere forse, di indole combattente...

Ne emerge invece una rivoluzionaria schiera di persone giovani

capaci di inserirsi nel flusso delle cose anziché opporsi o creare argini ,

seppur per cause buone.

C.T.

Ma dal '68, quando mai c'è stata una generazione

davvero "rivoluzionaria" a livello culturale (nel bene e nel male)?


A. S.

Beh questa è la prima grande crisi al tempo di internet, prima generazione nata e cresciuta con internet. La rivoluzione è già questa, silenziosa e onnipresente, come la rete.

E i sogni alla Clint, quelli per cui bisogna gioire per averli avuti, sanno di tabacco e brandy. Chi sogna più con quelle distanze e tempi?

Il suo stesso ruolo-personaggio non esiste praticamente più: il reporter solitario che mette le pellicole in frigorifero.

C.T.

Vero

A. S.

Paradossalmente credo sarà la prossima generazione

a far tornare simili personaggi e lavori, a rimettere silenzio e distanze...

E sarà, è, un ritorno bellissimo.

C. T.

Possibile. Potrebbe pure essere questa una delle visioni.

A. S.

Sta già succedendo, credo.

Mentre la nostra generazione ancora prende le misure con il flow di internet e dei social.


C. T.

Che poi il bello delle visioni è che siano le più ampie possibili, no?

Quindi la nostra, unita alle altre diventa enorme.

Tipo quando i supereroi Marvel diventano gli Avengers

A. S.

E se ci si stupisce che nessuno picchetti fuori scuola...

Proviamo a pensare che la scuola, per come era intesa, è già dimenticata.

Resterà l'educazione. E quella non ha orari.

C. T.

Ahahah, giusto, quella non ha orari.

A. S.

Un'altra amica giustamente invece diceva,

parlando delle psicosi che imperano nelle scuole,

anche nelle classi dei più piccoli, che questi ragazzini "sono degli eroi, i veri eroi di questo anno" e in effetti ha ragione...

"sono lì che giocano in piazza a pallone" ecco...

Se il reporter lupo solitario che mette le pellicole in frigo non è più attuale, l'immagine dei bambini che giocano a pallone in mezzo a ogni tipo di crisi, in ogni tipo di situazione, è un'immagine che regge ancora, sempre..e lo dobbiamo tutto a loro, alla loro voglia di giocare.

Siamo troppo abituati a darla per scontata, ma è vero, è da eroi.

C. T.

Ora vado, che voglio trovare una lanterna...



























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