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Quando eravamo dee / dall'opensource al copyright e ritorno

Testo di


illustrazione di



Privato?

A chi?

Chi hai privato per averlo

e poter affermare che è solo tuo?


Claudia Fabris


Nelle stagioni del ventre femminile il solstizio d'estate si rispecchia nel picco ovulatorio.

Il minuscolo sole giallo del corpo luteo partorisce.

Come il sole sembra sospendersi nel cielo, l'ovulo si lancia fiduciosamente nel vuoto, prima di essere aspirato dalla tuba.

Tempo di estroversione massima, di apertura alla creazione, di fede nel traguardo. Tempo di far da madri alle nostre visioni, di darle alla luce. 

Nel corso della nostra vita abbiamo a disposizione oltre quattrocento cicli ormonali. Solo un paio di questi o nessuno di questi sono dedicati al portare nel mondo un essere umano. Come donne abbiamo un potenziale creativo sovrabbondante. Ma il mondo attorno a noi preferisce che ce ne dimentichiamo.

Troppo ingombrante questo potere, troppo scomodo, troppo contrario al funzionamento della giostra.

Il modello creativo femminile, se fosse preso ad esempio, farebbe tremare il sistema fin dalle fondamenta.



Il concepimento, il parto, la crescita di un figlio non hanno nulla di prevedibile. Avere cura delle condizioni in cui questi fenomeni possono esprimersi al meglio è tutto ciò che possiamo fare. E l'obiettivo finale è che il frutto di questo incredibile investimento fisico, affettivo, energetico si renda completamente autonomo.

L'essere cui abbiamo fatto spazio nella nostra carne, che abbiamo allattato, accudito, accompagnato in lunghissimi anni di devozione e trepidazione se ne va per la sua strada. E il colmo è che sappiamo di aver agito tanto meglio quanto meno la nostra impronta è visibile.


Nel neolitico questo potere creativo era venerato, come testimoniano migliaia di vulve scolpite. Pare che questa pletora di veneri, questa venerazione, appunto, si accompagnasse a società pacifiche ed egualitarie, dove il benessere era diffuso.

I sapiens presero poi un'altra piega e parlarono di paradiso perduto.


Intanto lunghe generazioni di artisti lavoravano per rendersi immortali attraverso le loro opere. E questo di pari passo si accompagnava alla sfrontatezza di dichiarare private la terra, l'acqua, i semi.

Sul vendere e comprare ciò che in realtà non può essere nostro, impedendo ad altri di goderne, si è eretto l'attuale sistema sociale. Che sta mostrando tutte le sue falle.


Il corpo femminile è portatore di un sapere altro, ancestrale e rivoluzionario.

Ci fornisce mappe precise per creare organicamente tenendo conto del contesto.

Richiede e insieme alimenta capacità di visione, fede, amore incondizionato e audacia di investire a lungo termine senza garanzie.


Il grembo delle donne è matrice di una creatività sana, radicata, saggia, anarchica, sostenibile, multidimensionale

Una creatività che può portarci fuori dalle secche di questi tempi, restituendoci il senso dell'orientamento. Se solo torniamo a vederne il valore.


Buona estate alle donne che hanno occasione di sperimentare nei loro corpi questa stagione, dentro e fuori.

Buona estate a tutt@ coloro che desiderino sperimentare e ascoltare la loro parte più femminile.



Per sapere di più dell'autrice, del progetto Stagioni al femminile e trovare i precedenti articoli leggete qui

















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